martedì 25 ottobre 2016

Il sughero l'oro verde del Portogallo

Il sughero o cortiça è considerato da molti l'oro verde del Portogallo. Da tempi antichissimi in questa terra si utilizza questo materiale naturale ricavato dalle quercie (Quercus Suber) per molteplici scopi. Furono i monaci a scoprirne per esempio il potere isolante rivestendo le pareti dei delle celle come quelle del Convento dos Capuchos a Sintra, il Convento de Santa Cruz o il Convento de Serra da Arrabida ma non solo venne usato per le decorazioni di vari ambienti religiosi e nobiliari. Fu con l'avvento della bottiglia di vetro che pero' avvenne la vera e propria 'rivoluzione del sughero' che ne decretò grazie al tappo il successo a livello internazionale.

Una gestazione, quella fatta da madre natura, lenta e paziente come l'indole portoghese, di fatti una quercia di sughero impiega circa 25 anni per arrivare a regime e 40 perché lo spessore del sughero sia sufficiente per essere utilizzato. 

Tutto nasce nelle foreste dell'Alentejo e dell'Algarve dove vi sono gran parte dei 737 mila ettari di sughereti portoghesi per una produzione stimata di 182 mila tonnellate l'anno circa il 50% della produzione europea. La lavorazione del sughero è un prodotto collegiale a più menti, si comincia dai coltivatori e raccoglitori  per finire nelle mani artigiane di chi realizza il prodotto finito che attualmente ricopre svariati campi: dal classico tappo da bottiglia, ai rivestimenti e gli isolanti per finire alla moda e il design La lavorazione avviene pero' a nord nella zona di Porto dove vi sono decine di industrie alcune medio-grandi altre, ovvero la maggior parte, semi artigianali. Una produzione che meriterebbe maggior risalto è quella di prodotti di moda: borse, portafogli, sandali, cinture e tanto altro.
 Veri e propri gioielli di fashion vegan ancora poco conosciuti oltre le frontiera lusitana. Questi oggetti presenti un po ovunque nei mercatini portoghesi si stanno sviluppando in design e qualità  e potrebbero rappresentare in futuro prossimo un importante volano economico qualora istituzioni e giovani imprenditori cominciassero a farli conoscere all'estero, creando un marchio riconoscibile e spendibile a livello economico come sinonimo di qualità ed eco-compatibilità.

martedì 11 ottobre 2016

Lisbona anno I°

"Un anno fa arrivavo a Lisbona con tanti sogni e speranze e poche certezze, era un giorno di pioggia e mi chiesi se era veramente la città del sole come dicevano. Un anno dopo continuo ad avere tanti sogni e speranze e qualche certezza, quella di aver conosciuto tanta bella gente e una città bellissima che conserva in sé umanità e senso di accoglienza nonostante sia sempre più preda del turismo globale che giorno dopo giorno tenta di corromperla e di omologarla. Come quel primo giorno, dopo 4 mesi ininterrotti di sole il cielo è nuvoloso, ma quantomeno non piove almeno per ora..forse è il segno che pur qualcosa lentamente si muove".

lunedì 11 luglio 2016

Portogallo campione d'Europa: la cenerentola del calcio europeo si ritrova in cima alla vetta!

Non sempre vince il migliore, anzi quasi mai. Vince chi ci crede e non si arrende mai, anche senza brillare troppo. Nello sport quello agonistico, nel calcio ridondante di milioni sempre più arabi e cinesi ogni tanto qualche cenerentola ha la meglio sui blasonati squadroni. Un anno strano questo 2016, prima il Leicester vince il campionato d'Inghilterra e ora il piccolo Portogallo ha avuto la meglio rispetto a squadre sicuramente più brillanti e mature come Germania ma anche l'Italia. Complice un girone abbordabile,  in cui però i lusitani hanno tentennato sino all'ultimo, portando a casa tre pareggi nel girone e regalando la prima storica rete all'altra cenerentola di questo campionato, ovvero l'Islanda. Il circolo dei pareggi al novantesimo è andato avanti fino alla finale, con la sola pausa della semifinale con il Galles, con un  Cristiano Ronaldo che si è fatto notare più per i suoi show fuori campo che nel possesso del pallone. Poi piano piano ci hanno creduto, la fortuna era con loro e sono cresciuti, la cenerentola si è scoperta donna e sono andati avanti fino al trionfo contro i padroni di casa. Uno scontro tra galli, in cui i transalpini si sono dimostrati decisamente più galletti da spennare. Una partita tattica, con occasioni da ambo le parti e un pericoloso palo dei francesi anche se mai veramente convincenti e aggressivi. Ma l'episodio clou della partita è stato durante il primo tempo, all'apparenza un dramma ma che invece è stata la vera scossa, ovvero l'infortunio del Dio in terra, il mitico CR7  si ritrova con il ginocchio dolorante a terra  e una falena nella guancia, riscoprendosi terreno e scoppiando a piangere come un bambino mentre consegnava la fascia da capitano. Al suo posto entra Quaresima, l'uomo jolly dell'ultima mezz'ora si ritrova a giocare per volere del fato quasi tutta la partita. Il Portogallo da formazione al servizio di uno si ritrova squadra e si riconosce in un gruppo che cresce fino al secondo tempo supplementare quando Eder simbolo degli immigrati proveniente dall'impero che fu, infila la porta transalpina mandando in delirio un intero paese e i tantissimi portoghesi che vivono all'estero, soprattutto in Francia. Pochi minuti da gestire, il Portogallo ci crede, la Francia no e si arrende spenta come l'idolo di casa Podga. A quel punto è il delirio, il Portogallo umiliato dalla Grecia nella finale degli europei 2004 è vendicato e non è più la squadra brillante che non ha mai vinto niente. Persino il cupo e malinconico ct Fernando Santos esulta dalla gioia. Lisbona e l'intero Portogallo si scopre incredulo campione d'Europa, non ci sono abituati e fondamentalmente non ci credevano nemmeno loro. Il circo è chiuso, le tende si smontano, gli sponsor festeggiano, i portoghesi pure, mentre tutt'attorno un paese protesta  duramente contro la riforma del lavoro e dove è ancora vivo il ricordo dei recenti attentati terroristici. Ma alla fine c'est la vie e soprattutto Força Portugal!



                                          



sabato 9 luglio 2016

Cabo da Roca dove finisce la terra e comincia il mare

Cabo de Roca 'Onde a terra se acaba e o mar começa'  non c'e' niente di meglio che questi versi di Luís Vaz de Camões  per descrivere questo promontorio scosceso sul mare,  ultimo lembo d'Europa che poi sprofonda nella maestosità dell'Oceano Atlantico.
Per arrivare a Cabo de Roca da Lisbona ci sono due percorsi: il primo e via Sintra dove una volta giunti con il treno (30minuti) nella famosa cittadina patrimonio dell'Uneco è possibile prendere il bus 403, o via Cascais  prendendo il medesimo autobus che difatti collega le due località lusitane. Io ho scelto una terza via giusto per complicarmi la vita ma anche per il desiderio di passare una parte di questa giornata di luglio al mare. In pratica sono arrivato fino a Sintra con il treno per poi prendere il  vecchio e caratteristico tram elettrico che porta a  praia das Maças. Questo curioso mezzo di trasporto antidiluviano che al prezzo di 3 euro vi porterà in questa graziosa località balneare è vivamente sconsigliato ai deboli di stomaco e a chi è suscettibile al rumore di freni poco oleati, il percorso lento e alle volte scosceso, è comunque piacevole alla vista in quanto è possibile scorgere  in lontananza le i principali palazzi e castelli di Sintra circondati da una vegetazione lussureggiante e fitta.




                                       






Premesso che una delle caratteristiche del tempo in Portogallo è che l'inverno non è mai veramente inverno e l'estate non lo e' altrettanto, e  quindi consigliabile girare sempre con una giacchetta nella borsa. Fatto sta che lasciata una Lisbona cocente e stranamente senza vento, mi sono ritrovato già da Sintra con un drastico calo della temperatura e un cielo grigio, arrivati alla spiaggia il contesto, a parte la gente in costume, non era propriamente estivo lo scenario era grigio tendente al nebbioso con il mare agitato, giusto per la gioia degli immancabili surfisti. 






Passata qualche ora sulla spiaggia e fatto un giro lungo la bella scogliera, mi decido a prendere l'autobus 441 fino a Colares per poi cambiare con il 403 che mi porta finalmente a Cabo de Roca.
Lo scenario una volta giunto sul posto fa dimenticare subito il non esaltante pomeriggio balneare, si presenta alla vista un promontorio scalfito da un vento che ne da un tocco ancor più suggestivo. Facendosi largo tra frotte di turisti di ogni razza è possibile affacciarsi nell'immensità dell'oceano che in quel luogo mostra tutta la sua potenza. Difficile non rimanere incantati da tanta bellezza naturale fatta di faraglioni alti decine di metri su cui si infrange un mare in perpetua tempesta. Sembra proprio un luogo da fine del mondo, il confine estremo della terra dove il tutto finisce e il tutto comincia al tempo stesso. Dove il più e il meno si scontrano ma non si fanno mai veramente male. Fuoco, aria, acque e terra animano la giostra de Cabo de Roca facendo a gara a mostrare la loro potenza agli occhi dei piccoli umani che osservano. Una croce in vetta al promontorio sorretta da una colonna ci ricorda chi siamo e i nostri limiti nel dover ostentare un simbolo religioso per mostrarlo. Alla base della colonna nel lato che guarda il mare vi è una lapide con la famosa frase di  Camões e  e un via vai di turisti, compreso il sottoscritto non sbagliamoci, ad immortalare la loro presenza. A vegliare su tutto un faro del diciottesimo secolo al lato del promontorio che ora come in passato, ma anche per il futuro, nonostante radar e gps, ricorda i naviganti di essere arrivati nella terra ferma. Proprio per loro vale la teoria del contrario, e in quel caso il mare a finire ed a cominciare è la terra. 






Finalmente rifocillato nell'animo, decido di finire in bellezza prendo il 403 fino a Cascais detta la località vip del Portogallo che, se confrontata con le nostre Taormina e Portofino, fa in un certo qual modo sorridere, ma che alla fine se non si hanno troppe pretese modaiole rimane un posto gradevole. Per la cronaca l'ultimo Re d'Italia Umberto II° licenziato dagli italiani decise sconsolato di passare da queste parti il suo esilio a Villa Savoia (attualmente un Hotel di lusso) visibile lungo la strada per Boca do Inferno. Inutile dire che a Cascais splendeva un gran bel sole e che le spiagge pululavano di gente e di giovani pulzelle, ma che dire anche questo è il Portogallo. 

giovedì 23 giugno 2016

C'era una volta in Portogallo, il racconto di una gara e la scoperta di un paese

Un progetto nato dalla passione per uno sport, il ciclismo e l'amore per un paese il Portogallo. Due ragazzi italiani Luca Onesti (fotografo professionista) e Daniele Coltrinari (giornalista free lance) bici alla mano hanno seguito negli ultimi tre anni 'La volta do Portugal' una delle gare ciclistiche più antiche, ma purtroppo meno conosciute del vecchio continente. Un tour che non è stato semplicemente ciclismo, ma anche racconto, incontri, interviste, paesaggi e tanto altro può offrire questo affascinante paese. Un diario di vita ed esperienze, nel nome dello sport e dell'amicizia, in cui si ripercorrono a tappe luoghi, tradizioni culturali ed enogastronomiche che difficilmente troverete in una guida turistica tradizionale. Da tutto questo è nato un libro 'C'era una volta in Portogallo' di prossima pubblicazione per Tuga Edizioni con la prefazione di Marco Pastonesi, giornalista e scrittore e già editorialista della Gazzetta dello Sport. 
Ma l'avventura non finisce qui, almeno sperano Luca e Daniele, che per affrontare la loro quarta Volta del Portogallo, ovvero la numero 78 nella storia di questa competizione a tappe, hanno indetto un progetto di crowfounding con cui aderendo si può prenotare una copia del libro e sostenerli in questa sorta di progetto in divenire. 
Prenota una copia di C'era una volta in Portogallo: clicca qui

Daniele Coltinari e Luca Onesti
Daniele Coltrinari e Luca Onesti sono anche gli ideatori di sosteniamopereira.org uno dei blog di riferimento degli italiani a Lisbona e gli autori assieme a Massimiliano Rossi del documentario sugli italiani a Lisbona 'Lisbon Storie' in corso di presentazione in numerosi festival e rassegne.



Tavira la perla dell'Algarve

Come primo viaggio in Algarve mi sono fatto consigliare da alcuni portoghesi per non finire in posti da turismo di massa e per assaporare il cosiddetto Portogallo 'autentico' che in questa terra agli estremi confini occidentali dell'Europa esiste e resiste (non si sa per quanto ancora). Tavira si trova nella parte orientale dell'Algarve quella più vicina al mediterraneo. La scelta è stata dettata anche nel tentativo di sfuggire all'acqua gelida dell'oceano e al vento che caratterizza tutto il lungo litorale luistano. La cittadina rimane a poche miglia dal mare, divisa da una laguna che con il tempo l'ha separata e protetta dalle acque dell'oceano e dai nemici arabi o spagnoli. Si tratta di un borgo pittoresco dall'atmosfera ovattata e rilassante, pieno di chiese e palazzi storici, viuzze e scorci panoramici suggestivi dove il bianco è il colore predominante con aggiunte di turchese, rosa e verde. Paese di tradizione marinare e di pescatori, conserva parte delle mura della città vecchia in parte distrutte dal disastroso terremoto del 1755 che sconvolse l'intero Portogallo. Nella parte alta del paese vi sono i resti di un castello moresco, gli arabi occuparono l'interno Algarve per circa due secoli fino al 1242, lasciando testimonianze importanti della loro presenza. Ma Tavira venne popolata sin dai tempi degli Antichi romani, difatti è opera loro il ponte principale che unisce i due lati della cittadina attraversata dal Rio Galao






Ma la vera perla balneare del posto è la famosa Ilha de Tavira (Isola di Tavira) collegata con un battellino (2uro a/r) vi ritroverete in 15 minuti scarsi di navigazione in una sorta di paradiso terrestre fatto di dune che occupano gran parte dell'isola e di una spiaggia dalla sabbia cristallina, piena di conchiglie lunga piu di 10 km. Arrivati con il battello, dopo una pinetina che offre refrigerio durante la calura, c'è la zona turistica con ristoranti di pesce. Se riuscirete a resistere all'appetito superata questa zona inizia il punto della spiaggia più attrezzato con vari stabilimenti balneari. Se non siete amanti di questo tipo di turismo non avrete altro che andare poco più avanti per avere diversi chilometri di spiaggia libera dove è possibile praticare anche naturismo. L'isola di Tavira merita alla grande, quello che di fatto la discosta da una spiaggia caraibica è la mancanza di palme, per il resto non ha nulla da invidiare.



La notte di Tavira è over 30, ovvero non caotica,  ci sono diversi ristoranti di pesce e qualche tipica tasca portoghese. Essendo meta di turismo della terza età, soprattutto anglosassone state attenti ai posti 'acchiappa turisti', in ogni caso male che vada spenderete sempre meno che in Italia. Per il dopo cena ci sono almeno un paio di posti dove fanno musica dal vivo, un Pub irlandese primo fra tutti, si chiama The Black Anchor e si trova una volta passato il ponte romano sulla sinistra. Ci sono anche classici bar portoghesi con la birra a 1 euro come la Tasca do Ze Andrè e altri in entrambi i lati del rio. Per dormire in maniera low cost esistono diversi Bad and Breakfast e un ostello (pousada de juventude tavira) in ottime condizioni, pulito e accogliente dove è possibile dormire per 13 euro a notte.







venerdì 29 aprile 2016

Acquista Il vicino di Napoleone su Amazon

Il vicino di Napoleone e' in vendita in formato cartaceo e in e-book su Amazon



Cosa fareste voi se la persona che più odiate al mondo diventasse il vostro vicino di casa? Il contadino Ubaldo Delle Fave se fosse ancora vivo ve lo saprebbe senz'altro dire. Uomo della terra, dal temperamento fiero e ribelle, nell'anno in cui l'isola d'Elba venne annessa alla Francia (1802) abitava con al famiglia nella valle di San Martino. Ne aveva proprio tanti Ubaldo di motivi per avercela con i francesi, ma soprattutto con il loro sovrano, sì proprio quel Napoleone Bonaparte che considerava a buona ragione come primo responsabile della partenza dei suoi due primogeniti per la guerra contro la Russia, lo stesso che le potenze europee nel 1814 diedero agli elbani come sovrano e che li fece sentire per dieci mesi scarsi, "tutti tranne me" avrebbe sottolineato polemico Ubaldo, più galletti degli stessi francesi ma che poi di punto in bianco se ne andò via lasciando qualche strada rifatta e poco più. Tutto si sarebbe aspettato Ubaldo nella vita meno di veder approdare nella propria terra il suo grande nemico e per pura coincidenza del destino ritrovarselo a poche decine di metri da casa sua, in quella valle di San Martino dove il grande corso decise di costruirvi la propria residenza di campagna.

martedì 19 aprile 2016

30 anni dall'adesione del Portogallo alla Cee - le speranze di allora, delusioni di oggi e il prezzo alto da pagare per il futuro


La percezione dell'Europa pre, durante e post crisi in un paese come il Portogallo per il quale le istituzioni comunitarie sono state un anello determinante per mettersi alle spalle definitivamente gli anni bui della dittatura. L'analisi che ne consegue parte inevitabilmente dai moti rivoluzionari culminati il 25 aprile del 1974 giorno simbolico della Rivoluzione dei Garofani, con il carico di speranze e aspettative che l'allora 'paese più povero dell'Europa occidentale' aveva nell'avvenire e che guardava assieme alla vicina Spagna la Comunità Economica Europea (Cee) come una garanzia di uno sviluppo economico e sociale. Negli anni successivi se da un lato gli ideali progressisti della Rivoluzione dei Garofani appassirono piuttosto in fretta le istituzioni democratiche si consolidarono e nel 1986 il Portogallo divenne membro effettivo della Cee. L'affermarsi della democrazia venne accompagnato da una progressiva modernizzazione e liberalizzazione dell'economia che seppur rimanendo nel complesso 'modesta' rispetto agli altri partner comunitari contribuì al consolidarsi di un relativo benessere. La voglia di apertura verso il mondo di una parte della classe economia e politica lusitana ha portato il Portogallo ad organizzare l'Expo del 1998 che ha acceso i riflettori del mondo su questo paese ancora sconosciuto ai più dando il via al turismo che rappresenta tutt'ora un settore vitale e in espansione dell'economia. Sempre quegli stessi attori economici e istituzionali vollero a tutti i costi che il Portogallo partecipasse sin da subito (1999) alla moneta unica europea (Euro) nell'illusione, non solo portoghese, che la fase espansiva dell'economia fosse duratura e che l'Euro servisse come scudo finanziario per i paesi con una moneta considerata 'debole' e con i conti pubblici non perfettamente in regola rispetto ai parametri fissati nei trattati comunitari. Gli avvenimenti turbolenti susseguitisi sin dai primi anni 2000 rivelarono la fragilità del progetto e i rischi crescenti che correvano gli stati soprattutto dell'Europa meridionale strutturalmente più deboli rispetto a quelli del nord. La grande recessione cominciata negli Stati Uniti nel 2007 con la crisi dei debiti Subprime e progressivamente allargatasi a tutto il mondo occidentale e che, con un effetto domino, diede origine nel 2012 alla crisi dei debiti sovrani che colpì duramente alcuni paesi dell'area euro tra i quali il Portogallo i cui governi furono costretti ad accettare piani di salvataggio finanziario della cosiddetta Troika per evitare il default finanziario. Il prezzo da pagare è stato notevole ed e' consistito de facto in una limitazione della sovranità economico/finanziaria essendo costretti a varare riforme strutturali della propria economia con effetti recessivi con notevole impatto nelle dinamiche occupazionali e più in generale negli standard di vita consolidati negli anni di una parte notevole della popolazione. I governi portoghesi di allora, prima a guida socialista con Josè Socrates e successivamente a guida del Partito Socialdemocratico (in Portogallo di centro destra) con Pedro Passos Coelho, hanno adottato misure drastiche e strutturali consistenti in tagli della spesa pubblica, aumento dell'Iva e lotta all'evasione che hanno suscitato le maggiori proteste sociali dalla fine della dittatura ma che hanno al contempo fatto del Portogallo una sorta di 'stato modello' per quanto riguarda il rispetto degli accordi presi con i creditori. Lo stato lusitano è anche l'unico a non essere apparente toccato da cosiddetti fenomeni 'populisti', non avendo nell'arco istituzionali partiti di estrema destra o xenofobi, e nemmeno i partiti anti-euro che sostengono dall'esterno l'attuale esecutivo Costa destano particolari preoccupazioni. Attualmente il Portogallo attraversa una fase economica migliore rispetto ad altri sia in termini di crescita del Pil che a livelli occupazionali, anche se il tutto va visto in un contesto internazionale con turbolenze crescenti e con una ripresa economica europea che in realtà ha più il volto della stagnazione.



Ma tutto questo a che prezzo? E soprattutto la ripresa attuale rende immune il Portogallo dai rischi crescenti dell'economia globale? Nel trentesimo anniversario dell'ingresso del Portogallo in Europa che percezione si ha delle istituzioni di Bruxelles? Tecnorati arroganti o partner economico/istituzionali che hanno a cuore la sorte del Portogallo e dell'intera Ue...

martedì 12 aprile 2016

Daniela Crespi e l'affascinante tecnica dell'incisione

“L’incisione non e’ solo una tecnica artistica affascinante, è una sorta di alchimia in cui a un certo punto del processo la materia sembra prender vita e il risultato finale non è quasi mai quello che avevi in testa all’inizio, hai come la sensazione di vedere qualcosa di vivo che prende forma e diventa reale”. Con queste parole l’artista torinese Daniela Crespi cerca di spiegare la sua arte, quella stessa passione che l’ha spinta nel 2008 a trasferirsi da Torino a Lisbona prima per ragioni di studio e poi per lavorare e vivere.
Daniela e’ una delle protagoniste del documentario Lisbon storie (maggiori info le trovate qui) di Daniele Coltrinari , Luca Onesti e Massimiliano Rossi che sara’ presentato alla nona edizione di 8 ½ Festa do Cinema Italiano presso lo storico Cinema São Jorge di Lisbona.
Parlaci del tuo percorso artistico e di come sei approdata a Lisbona
Ho studiato scultura e incisione all’Accademia Albertina delle Belle arti di Torino, proprio durante i miei studi scelsi dietro consiglio di un mio amico di fare l’Erasmus a Lisbona. Ero affascinata dalla lingua anche se non conoscevo niente del Portogallo. L’idea era quella di stare più tempo da queste parti per cercare di conoscere meglio la cultura, non volevo fare la classica studentessa straniera all’estero per capirci.
Conobbi un ragazzo che lavorava nello studio dello scultore Francisco Simoes, artista di cui divenni allieva e che considero ancora oggi il mio mestre (maestro), una persona con cui ho instaurato un rapporto che considero paterno e reverenziale. Mi ha permesso di maturare artisticamente e di imparare a fare il gesso come si deve.
Raccontaci questa tecnica e del perché ti affascina tanto?
L’incisione e’ nata quasi in contemporanea con la carta. E’ una tecnica di stampa che assieme alla tipografica riproduce immagini ma anche scritti, è una tecnica incredibile, una sorta di alchimia il cui risultato dipende da tanti fattori. Si parte da un disegno su una lastra che poi attraverso diversi passaggi si trasforma e prende forma, dandoti la sensazione in certi istanti di essere “vivo” e per questo non sai mai veramente quale sarà il risultato finale.
Lisbona ti ha dato la possibilità di esprimere la tua arte, ma nel complesso come vivi la realtà portoghese. Parlaci dei pro e dei contro
Come ti ho detto l’incisione è il primo motivo per cui continuo a vivere qui. Per il resto è un posto in cui riesci ad avere momenti positivi e a fare tante cose gratificanti avendo la tua indipendenza. Il contro di questi ultimi anni è stato l’aumento del costo della vita non proporzionato agli stipendi, quando sono arrivata facevo un part time e vivevo abbastanza bene, ora con un full time posso permettermi qualche cena e poco più.
La mentalità portoghese nel lavorare è molto diversa dalla nostra, un difetto che hanno è che sono molto lenti e a volte si lamentano per lamentarsi, invece dovrebbero essere più reattivi verso quello che gli viene imposto dall’esterno.
Consiglieresti agli italiani di visitare il Portogallo? Secondo te cosa dovrebbero fare i portoghesi per far conoscere maggiormente il loro paese?
E’ un paese bellissimo da visitare, anche perché è poco conosciuto. In generale dovrebbero pubblicizzare meglio la loro cultura e non pensare solo a costruire alberghi su alberghi, come sta succedendo ultimamente a Lisbona. I portoghesi secondo me, poi, hanno un senso di inferiorità verso l’esterno ingiustificato. Dovrebbero prendere coscienza dell’importanza della loro storia e della loro cultura e magari preoccuparsi di comunicarlo meglio all’estero.
Maggiori info su Daniela Crespi le trovate qui:
tatadany@hotmail.com




venerdì 8 aprile 2016

Mick Mengucci un mix musicale adrenalinico e travolgente nella notte lisboeta

Trovare vita e ispirazione in questa Lisbona dove guardando in direzione dell’oceano e’ possibile sognare, andando oltre, verso terre lontane ma paradossalmente così vicine e comunicanti. E’ questo l’incipit culturale di Mick Mengucci musicista e cantante riminese residente da tempo in terra lusitana. La sua musica e’ un mix adrenalinico e travolgente tra ritmi brasiliani, capoverdiani e angolani non scordando le sue origini jazz e italiane. Una contaminazione musicale che quasi ogni sera Mick porta nei locali lisboeti, quelli “veri’ o almeno quelli che provano a resistere all’orda globale della musica mordi e fuggi. Una sorta di precursore della recente immigrazione italiana in questa terra di frontiera, difatti Mick e’ uno dei protagonisti del film documentario Lisbon storie (maggior informazioni le trovate qui) di Daniele Coltrinari , Luca Onesti e Massimiliano Rossi che sara’ presentato alla nona edizione di 8 ½ Festa do Cinema Italiano il festival internazionale del cinema italiano di Lisbona.
Raccontaci come sei arrivato a Lisbona e soprattutto perché ci sei rimasto?
La prima volta che sono arrivato in Portogallo e’ stato nel ’96 per circa due mesi, poi definitivamente dal ’98 per motivi di studio frequentando un master in geo sistemi e in seguito avendo ottenuto una borsa di dottorato in image processing.
I primi tempi a dir la verità ho pensato a divertirmi e a cercare di capire il posto e la sua cultura. A Bologna già da prima suonavo musica jazz e brasiliana, a Lisbona ho trovato un ambiente multiculturale vivo e puro attraverso il quale mi sono evoluto aprendomi alla musica di Capo Verde e dell’Angola. Ho cercato di mettere a frutto le mie esperienze passate arricchendole con gli stili musicali provenienti da quel mondo che una piccola terra come il Portogallo che in passato ha colonizzato ma che ora, come uno scherzo della storia, torna indietro, per certi versi, con una cultura propria vitale e affascinante.
Prova a descrivere la musica di Capo Verde e dell’Angola a persone che non la conoscono…
Capo Verde e’ un arcipelago creolo, la musica creola è un po’ una cugina della musica brasiliana, al suo interno ci sono ritmi di tutte le culture lusitane, quindi portoghesi, africane e brasiliane. Mentre la musica angolana pur provenendo dallo stesso mondo, ha un ritmo decisamente più incazzato e puramente nero.
Come hai visto cambiare Lisbona in questi 20 anni?
La città e’ cambiata molto, con il tempo si e’ internazionalizzata aprendosi finalmente al mondo. L’Expo del ’98 e’ stato determinante per questo cambiamento,  si e’ trattato proprio di una vera botta di vita, i lisboeti stessi sono più aperti di prima e più sociali nonostante il carattere tendenzialmente riservato che li caratterizza. Quello che pero’ mi colpì di Lisbona venti anni fa era il fatto che non sembrava affatto una capitale ma una sorta di paesone, questo gli dava un tono umano e rilassato. Ora si e’ più europeizzata, termine che porta con se concetti sia positivi che negativi, sicuramente è più pulita e meno decadente di prima anche se rischia di perdere un po’ di genuinità. Quello che mi piace di qui è il fatto che la gente è più semplice e vive in maniera meno stressata che da noi.
Descrivici in poche parole i portoghesi..
Vivono nel paradosso di essere nati in un posto ai margini dei grandi interessi mondiali ma nonostante tutto credono di essere al centro del mondo.
Cosa fai attualmente? I tuoi progetti futuri?
Che dire, suono spesso la notte nei locali di Lisbona, talvolta da solo altre volte con altri musicisti. Da tre anni sto cercando di dedicarmi alle istallazioni multimediali cercando di unire le mie competenze tecniche con quelle artistiche. Sto coordinando un progetto che si chiama LABIO che si basa su esperienze di interazione tra diverse forme di arte e tecnologia, uno spazio dove si possa praticare l’arte della parola unendola con altre forme artistiche.
Biografia: Mick Mengucci classe 69, e’ un musicista italo/svedese residente in Portogallo a Lisbona. Ingegnere minerario con un dottorato in processi dell’immagine. E’ un compositore, cantante, chitarrista e percussionista specializzato in musica brasiliana, africana, jazz e musica italiana. Inoltre si occupa di programmazione multimediale per performance e installazioni artistiche. Fondatore e coordinatore del progetto LABIO con il quale organizza Slam Poetry.
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