venerdì 29 aprile 2016

Acquista Il vicino di Napoleone su Amazon

Il vicino di Napoleone e' in vendita in formato cartaceo e in e-book su Amazon



Cosa fareste voi se la persona che più odiate al mondo diventasse il vostro vicino di casa? Il contadino Ubaldo Delle Fave se fosse ancora vivo ve lo saprebbe senz'altro dire. Uomo della terra, dal temperamento fiero e ribelle, nell'anno in cui l'isola d'Elba venne annessa alla Francia (1802) abitava con al famiglia nella valle di San Martino. Ne aveva proprio tanti Ubaldo di motivi per avercela con i francesi, ma soprattutto con il loro sovrano, sì proprio quel Napoleone Bonaparte che considerava a buona ragione come primo responsabile della partenza dei suoi due primogeniti per la guerra contro la Russia, lo stesso che le potenze europee nel 1814 diedero agli elbani come sovrano e che li fece sentire per dieci mesi scarsi, "tutti tranne me" avrebbe sottolineato polemico Ubaldo, più galletti degli stessi francesi ma che poi di punto in bianco se ne andò via lasciando qualche strada rifatta e poco più. Tutto si sarebbe aspettato Ubaldo nella vita meno di veder approdare nella propria terra il suo grande nemico e per pura coincidenza del destino ritrovarselo a poche decine di metri da casa sua, in quella valle di San Martino dove il grande corso decise di costruirvi la propria residenza di campagna.

giovedì 28 aprile 2016

Onde a Nazarè




martedì 19 aprile 2016

30 anni dall'adesione del Portogallo alla Cee - le speranze di allora, delusioni di oggi e il prezzo alto da pagare per il futuro


La percezione dell'Europa pre, durante e post crisi in un paese come il Portogallo per il quale le istituzioni comunitarie sono state un anello determinante per mettersi alle spalle definitivamente gli anni bui della dittatura. L'analisi che ne consegue parte inevitabilmente dai moti rivoluzionari culminati il 25 aprile del 1974 giorno simbolico della Rivoluzione dei Garofani, con il carico di speranze e aspettative che l'allora 'paese più povero dell'Europa occidentale' aveva nell'avvenire e che guardava assieme alla vicina Spagna la Comunità Economica Europea (Cee) come una garanzia di uno sviluppo economico e sociale. Negli anni successivi se da un lato gli ideali progressisti della Rivoluzione dei Garofani appassirono piuttosto in fretta le istituzioni democratiche si consolidarono e nel 1986 il Portogallo divenne membro effettivo della Cee. L'affermarsi della democrazia venne accompagnato da una progressiva modernizzazione e liberalizzazione dell'economia che seppur rimanendo nel complesso 'modesta' rispetto agli altri partner comunitari contribuì al consolidarsi di un relativo benessere. La voglia di apertura verso il mondo di una parte della classe economia e politica lusitana ha portato il Portogallo ad organizzare l'Expo del 1998 che ha acceso i riflettori del mondo su questo paese ancora sconosciuto ai più dando il via al turismo che rappresenta tutt'ora un settore vitale e in espansione dell'economia. Sempre quegli stessi attori economici e istituzionali vollero a tutti i costi che il Portogallo partecipasse sin da subito (1999) alla moneta unica europea (Euro) nell'illusione, non solo portoghese, che la fase espansiva dell'economia fosse duratura e che l'Euro servisse come scudo finanziario per i paesi con una moneta considerata 'debole' e con i conti pubblici non perfettamente in regola rispetto ai parametri fissati nei trattati comunitari. Gli avvenimenti turbolenti susseguitisi sin dai primi anni 2000 rivelarono la fragilità del progetto e i rischi crescenti che correvano gli stati soprattutto dell'Europa meridionale strutturalmente più deboli rispetto a quelli del nord. La grande recessione cominciata negli Stati Uniti nel 2007 con la crisi dei debiti Subprime e progressivamente allargatasi a tutto il mondo occidentale e che, con un effetto domino, diede origine nel 2012 alla crisi dei debiti sovrani che colpì duramente alcuni paesi dell'area euro tra i quali il Portogallo i cui governi furono costretti ad accettare piani di salvataggio finanziario della cosiddetta Troika per evitare il default finanziario. Il prezzo da pagare è stato notevole ed e' consistito de facto in una limitazione della sovranità economico/finanziaria essendo costretti a varare riforme strutturali della propria economia con effetti recessivi con notevole impatto nelle dinamiche occupazionali e più in generale negli standard di vita consolidati negli anni di una parte notevole della popolazione. I governi portoghesi di allora, prima a guida socialista con Josè Socrates e successivamente a guida del Partito Socialdemocratico (in Portogallo di centro destra) con Pedro Passos Coelho, hanno adottato misure drastiche e strutturali consistenti in tagli della spesa pubblica, aumento dell'Iva e lotta all'evasione che hanno suscitato le maggiori proteste sociali dalla fine della dittatura ma che hanno al contempo fatto del Portogallo una sorta di 'stato modello' per quanto riguarda il rispetto degli accordi presi con i creditori. Lo stato lusitano è anche l'unico a non essere apparente toccato da cosiddetti fenomeni 'populisti', non avendo nell'arco istituzionali partiti di estrema destra o xenofobi, e nemmeno i partiti anti-euro che sostengono dall'esterno l'attuale esecutivo Costa destano particolari preoccupazioni. Attualmente il Portogallo attraversa una fase economica migliore rispetto ad altri sia in termini di crescita del Pil che a livelli occupazionali, anche se il tutto va visto in un contesto internazionale con turbolenze crescenti e con una ripresa economica europea che in realtà ha più il volto della stagnazione.



Ma tutto questo a che prezzo? E soprattutto la ripresa attuale rende immune il Portogallo dai rischi crescenti dell'economia globale? Nel trentesimo anniversario dell'ingresso del Portogallo in Europa che percezione si ha delle istituzioni di Bruxelles? Tecnorati arroganti o partner economico/istituzionali che hanno a cuore la sorte del Portogallo e dell'intera Ue...

martedì 12 aprile 2016

Daniela Crespi e l'affascinante tecnica dell'incisione

“L’incisione non e’ solo una tecnica artistica affascinante, è una sorta di alchimia in cui a un certo punto del processo la materia sembra prender vita e il risultato finale non è quasi mai quello che avevi in testa all’inizio, hai come la sensazione di vedere qualcosa di vivo che prende forma e diventa reale”. Con queste parole l’artista torinese Daniela Crespi cerca di spiegare la sua arte, quella stessa passione che l’ha spinta nel 2008 a trasferirsi da Torino a Lisbona prima per ragioni di studio e poi per lavorare e vivere.
Daniela e’ una delle protagoniste del documentario Lisbon storie (maggiori info le trovate qui) di Daniele Coltrinari , Luca Onesti e Massimiliano Rossi che sara’ presentato alla nona edizione di 8 ½ Festa do Cinema Italiano presso lo storico Cinema São Jorge di Lisbona.
Parlaci del tuo percorso artistico e di come sei approdata a Lisbona
Ho studiato scultura e incisione all’Accademia Albertina delle Belle arti di Torino, proprio durante i miei studi scelsi dietro consiglio di un mio amico di fare l’Erasmus a Lisbona. Ero affascinata dalla lingua anche se non conoscevo niente del Portogallo. L’idea era quella di stare più tempo da queste parti per cercare di conoscere meglio la cultura, non volevo fare la classica studentessa straniera all’estero per capirci.
Conobbi un ragazzo che lavorava nello studio dello scultore Francisco Simoes, artista di cui divenni allieva e che considero ancora oggi il mio mestre (maestro), una persona con cui ho instaurato un rapporto che considero paterno e reverenziale. Mi ha permesso di maturare artisticamente e di imparare a fare il gesso come si deve.
Raccontaci questa tecnica e del perché ti affascina tanto?
L’incisione e’ nata quasi in contemporanea con la carta. E’ una tecnica di stampa che assieme alla tipografica riproduce immagini ma anche scritti, è una tecnica incredibile, una sorta di alchimia il cui risultato dipende da tanti fattori. Si parte da un disegno su una lastra che poi attraverso diversi passaggi si trasforma e prende forma, dandoti la sensazione in certi istanti di essere “vivo” e per questo non sai mai veramente quale sarà il risultato finale.
Lisbona ti ha dato la possibilità di esprimere la tua arte, ma nel complesso come vivi la realtà portoghese. Parlaci dei pro e dei contro
Come ti ho detto l’incisione è il primo motivo per cui continuo a vivere qui. Per il resto è un posto in cui riesci ad avere momenti positivi e a fare tante cose gratificanti avendo la tua indipendenza. Il contro di questi ultimi anni è stato l’aumento del costo della vita non proporzionato agli stipendi, quando sono arrivata facevo un part time e vivevo abbastanza bene, ora con un full time posso permettermi qualche cena e poco più.
La mentalità portoghese nel lavorare è molto diversa dalla nostra, un difetto che hanno è che sono molto lenti e a volte si lamentano per lamentarsi, invece dovrebbero essere più reattivi verso quello che gli viene imposto dall’esterno.
Consiglieresti agli italiani di visitare il Portogallo? Secondo te cosa dovrebbero fare i portoghesi per far conoscere maggiormente il loro paese?
E’ un paese bellissimo da visitare, anche perché è poco conosciuto. In generale dovrebbero pubblicizzare meglio la loro cultura e non pensare solo a costruire alberghi su alberghi, come sta succedendo ultimamente a Lisbona. I portoghesi secondo me, poi, hanno un senso di inferiorità verso l’esterno ingiustificato. Dovrebbero prendere coscienza dell’importanza della loro storia e della loro cultura e magari preoccuparsi di comunicarlo meglio all’estero.
Maggiori info su Daniela Crespi le trovate qui:
tatadany@hotmail.com




venerdì 8 aprile 2016

Mick Mengucci un mix musicale adrenalinico e travolgente nella notte lisboeta

Trovare vita e ispirazione in questa Lisbona dove guardando in direzione dell’oceano e’ possibile sognare, andando oltre, verso terre lontane ma paradossalmente così vicine e comunicanti. E’ questo l’incipit culturale di Mick Mengucci musicista e cantante riminese residente da tempo in terra lusitana. La sua musica e’ un mix adrenalinico e travolgente tra ritmi brasiliani, capoverdiani e angolani non scordando le sue origini jazz e italiane. Una contaminazione musicale che quasi ogni sera Mick porta nei locali lisboeti, quelli “veri’ o almeno quelli che provano a resistere all’orda globale della musica mordi e fuggi. Una sorta di precursore della recente immigrazione italiana in questa terra di frontiera, difatti Mick e’ uno dei protagonisti del film documentario Lisbon storie (maggior informazioni le trovate qui) di Daniele Coltrinari , Luca Onesti e Massimiliano Rossi che sara’ presentato alla nona edizione di 8 ½ Festa do Cinema Italiano il festival internazionale del cinema italiano di Lisbona.
Raccontaci come sei arrivato a Lisbona e soprattutto perché ci sei rimasto?
La prima volta che sono arrivato in Portogallo e’ stato nel ’96 per circa due mesi, poi definitivamente dal ’98 per motivi di studio frequentando un master in geo sistemi e in seguito avendo ottenuto una borsa di dottorato in image processing.
I primi tempi a dir la verità ho pensato a divertirmi e a cercare di capire il posto e la sua cultura. A Bologna già da prima suonavo musica jazz e brasiliana, a Lisbona ho trovato un ambiente multiculturale vivo e puro attraverso il quale mi sono evoluto aprendomi alla musica di Capo Verde e dell’Angola. Ho cercato di mettere a frutto le mie esperienze passate arricchendole con gli stili musicali provenienti da quel mondo che una piccola terra come il Portogallo che in passato ha colonizzato ma che ora, come uno scherzo della storia, torna indietro, per certi versi, con una cultura propria vitale e affascinante.
Prova a descrivere la musica di Capo Verde e dell’Angola a persone che non la conoscono…
Capo Verde e’ un arcipelago creolo, la musica creola è un po’ una cugina della musica brasiliana, al suo interno ci sono ritmi di tutte le culture lusitane, quindi portoghesi, africane e brasiliane. Mentre la musica angolana pur provenendo dallo stesso mondo, ha un ritmo decisamente più incazzato e puramente nero.
Come hai visto cambiare Lisbona in questi 20 anni?
La città e’ cambiata molto, con il tempo si e’ internazionalizzata aprendosi finalmente al mondo. L’Expo del ’98 e’ stato determinante per questo cambiamento,  si e’ trattato proprio di una vera botta di vita, i lisboeti stessi sono più aperti di prima e più sociali nonostante il carattere tendenzialmente riservato che li caratterizza. Quello che pero’ mi colpì di Lisbona venti anni fa era il fatto che non sembrava affatto una capitale ma una sorta di paesone, questo gli dava un tono umano e rilassato. Ora si e’ più europeizzata, termine che porta con se concetti sia positivi che negativi, sicuramente è più pulita e meno decadente di prima anche se rischia di perdere un po’ di genuinità. Quello che mi piace di qui è il fatto che la gente è più semplice e vive in maniera meno stressata che da noi.
Descrivici in poche parole i portoghesi..
Vivono nel paradosso di essere nati in un posto ai margini dei grandi interessi mondiali ma nonostante tutto credono di essere al centro del mondo.
Cosa fai attualmente? I tuoi progetti futuri?
Che dire, suono spesso la notte nei locali di Lisbona, talvolta da solo altre volte con altri musicisti. Da tre anni sto cercando di dedicarmi alle istallazioni multimediali cercando di unire le mie competenze tecniche con quelle artistiche. Sto coordinando un progetto che si chiama LABIO che si basa su esperienze di interazione tra diverse forme di arte e tecnologia, uno spazio dove si possa praticare l’arte della parola unendola con altre forme artistiche.
Biografia: Mick Mengucci classe 69, e’ un musicista italo/svedese residente in Portogallo a Lisbona. Ingegnere minerario con un dottorato in processi dell’immagine. E’ un compositore, cantante, chitarrista e percussionista specializzato in musica brasiliana, africana, jazz e musica italiana. Inoltre si occupa di programmazione multimediale per performance e installazioni artistiche. Fondatore e coordinatore del progetto LABIO con il quale organizza Slam Poetry.
Contatti: