domenica 17 febbraio 2019

Portogallo: la Lisbona da bere post crisi economica

Vivere in un paese che sino a qualche anno fa era sull'orlo della bancarotta e che a differenza della Grecia ha seguito, almeno fino a tutto il 2015, in maniera ligia i dettami della cosiddetta Troika europea che di fatto, assieme al paese ellenico, lo aveva commissariato e costretto a riforme drastiche ed a tagli draconiani alla spesa pubblica. Comportarsi in maniera  disciplinata rispetto ai dettami di Bruxelles è convenuto o meno al Portogallo? Cerchiamo di capirlo o almeno di farci un’idea analizzando i cambiamenti avvenuti in questo lasso di tempo (2008/2018), nel bene e nel male, soprattutto nella capitale Lisbona dalla parte di chi, portoghese o straniero, in questa realtà ci vive e lavora.

Una rinascita tra luci e ombre

Se si chiede ad una persona che vive da da tanto tempo a Lisbona se la città negli ultimi tempi sia cambiata, nella totalità dei casi e con un filo di malinconia negli occhi riceviamo una risposta affermativa. Si,  è cambiata e molto. Lisbona prima della crisi era una città che cadeva a pezzi, solo chi ha visitato di recente L’avana a Cuba sa di cosa sto parlando, da questo punto di vista è rinata con il centro storico pieno di palazzi ristrutturati o in ristrutturazione che nell'apparenza simboleggiano una rinascita quantomeno urbanistica. Un cambiamento che le ha fatto perdere punti tra gli amanti del romanticismo decadente ma che ha attirato l’attenzione del turismo di massa e ancor prima di voraci e lungimiranti fondi immobiliari francesi e cinesi che si sono accaparrati, spesso a prezzi più che convenienti, palazzi in rovina demolendoli all'interno  ma conservando le facciate con le tipiche mattonelle colorate chiamate azulejos. Questi rifacimenti naturalmente non hanno riportato nei quartieri del centro storico vecchi e nuovi abitanti ma sopratutto hotel, Airbnb e guest house. Le restanti abitazioni  e fondi commerciali hanno subito un’impennata nel loro valore di mercato e tante persone, spesso anziane, che vivevano nei quartieri storici come Alfama o Mouraria, hanno ricevuto avvisi di sfratto dai vecchi e nuovi proprietari desiderosi di cogliere al volo le opportunità di business offerte dal turismo. Il risultato è che in un paese dove il salario minimo si aggira sui 600 euro i prezzi degli affitti e della abitazioni nella capitale lusitana sono saliti alle stelle e sono attualmente paragonabili a quelli di Roma o Parigi.

Il lato oscuro del business e del turismo di massa


La violenza che hanno subito i centri storici di Firenze e Venezia spalmata in 20 anni qua ha Lisbona è stata fatta in meno di 5. Una città che si credeva romantica si è risvegliata mondana e omologata. Nei sali e scendi cittadini assieme ai vecchi tram elettrici sfrecciano attualmente tuck tuck carichi di turisti, accanto alle vecchie tasche portoghesi (ristoranti popolari) dove è tutt’ora mangiare un pasto completo entro i 10 euro, spuntano lounge bar, enoteche e bar alla moda, al lamento del fado si vanno sostituendo i suoni tipici e martellanti di musiche moderne. Non potevano mancare all'appello le navi da crociera a cui si è riservato un trattamento ‘veneziano’, difatti in spregio a qualsiasi concetto di tutela del paesaggio o di buon senso urbanistico, è stato costruito un porto a loro dedicato sotto lo storico quartiere moresco di Alfama. In omaggio al turismo di massa è stato mutilato uno dei paesaggi più belli della capitale del Portogallo. Di contro vi sono altri aspetti positivi per quanto riguarda la vivibilità: zone del centro come Martim Moniz o Largo Intendente che una volta erano considerate inaccessibili o quantomeno considerate pericolose sono state riqualificate e rese sicure, tanto da risultare quartieri alla moda. Per quanto riguarda i trasporti molto si è fatto e si sta facendo per la mobilità sostenibile, tanto che la città è disseminata, forse anche troppo, di biciclette e monopattini elettrici.

Dimmi di dove sei e ti dirò che salario prendi


Per gli stipendi il Portogallo pre e dopo crisi rimane nel fanalino di coda dei paesi dell’Europa occidentale, seppur con un tasso di disoccupazione (6,8%) quasi a livelli nord europei. Una certa liberalizzazione del mercato del lavoro ha attratto varie multinazionali che hanno aperto sedi e cominciato ad assumere manovalanza straniera. Gli stipendi variano e spesso di molto in base alla nazionalità. Se sei nord europeo prendi 10, se sei francese prendi 7, se sei spagnolo o italiano prendi 5, per poi arrivare ai portoghesi che grazie ad una certa predisposizione per le lingue riescono in tanto ad evitare il fondo del barile, per finire appunto con i brasiliani e con gli immigrati dalle ex colonie in genere che con il discorso del permesso di soggiorno vivono in una sorta di ricatto che consente ai datori di lavoro di pagargli il salario minimo di 600 euro il mese. Per quanto ci riguarda il borsino degli italiani negli anni è sceso a causa del continuo e costante  arrivo di curriculum, spesso di persone qualificate, queste imprese, una volta constatato che gli italiani tanto venivano lo stesso, hanno cominciato ad abbassare i salari. Questo fa sì che giovani nordici o tedeschi, neppure laureti, vengano qua a Lisbona a fare la bella vita potendo contare su buste paga quasi manageriali mentre  italiani e  spagnoli laureati e qualificati facciamo sempre più fatica ad andare avanti. D’altro canto ad imprese a cui è consentito avere l’80% dei lavoratori a tempo determinato si sentono di poter dormire sonni tranquilli e di poter fare il bello e il cattivo tempo.

Evitare la bolla si può

Tutto vale la pena se l’anima non è piccola, così recitava un grande poeta di queste parti. Proprio l'anima si, quella che ci dovrebbe portare tutti quanti a ragionare. Un’economia che si basa sulla speculazione, sui privilegi fiscali e su diritti del lavoro blandi non è destinata a durare in quanto fondata sull'effimero e su capitali pronti a fare la valigia appena cambia il vento. I governanti di oggi e di domani per rendere questo paese credibile devono realizzare un'economia solida e duratura in cui i portoghesi per primi siano inclusi in questo processo di accesso al benessere. La stabilità del sistema politico (uno dei pochi in occidente) e una bassa conflittualità sociale fa sì che politici intelligenti possano adottare provvedimenti volti ad evitare bolle immobiliari e improvvisi ribaltamenti del quadro finanziario.

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