lunedì 22 giugno 2009

VIAGGIO NEL CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI NATZWEILER-STRUTHOF



















Natzweiler-Struthof (in lingua tedesca: Konzentrationslager Natzweiler) è stato, durante la Seconda guerra mondiale, il solo campo di concentramento costruito in terra francese (anche se l'Alsazia allora era stata unita al III Reich) ed è situato presso il villaggio di Natzwiller, immerso tra i monti Vosgi a 800 metri di altezza, a circa 50 chilometri a sud-ovest di Strasburgo. Il campo è stato attivo dal 21 maggio 1941 sino al settembre 1944, quando i soldati delle SS in fuga evacuarono il campo, che venne liberato dalle forze americane il 23 novembre 1944. In totale vennero internati circa 40.000 persone, provenienti dalla Polonia, dall'Urss, dai Paesi Bassi, Francia, Germania, Norvegia. Era essensizalmente un campo di lavoro formato da 17 baracche in legno, una cucina, il crematorio, con un alto camino. A circa un chilometro e mezzo di distanza nella strada verso Schirmeck era situata la camera a gas. I deportati dovevano eseguire lavori stradali ed erano impiegati negli stabilimenti industriali nelle vicinanze. In totale si stima che siano state circa 25.000 le persone morte a Natzweiler-Struthof, tra le quali anche quattro donne fucilate il 6 luglio 1944. Nonostante la popolazione femminile del campo fosse esigua, solamente 7 donne delle SS servirono al campo principale (su un totale di 600 guardie), e altre quindici nel sistema dei sottocampi. Il campo fu anche teatro di crudeli esperimenti su esseri umani, sia vivi che morti, ad opera dei prof. Hirt, Haagen e Bikenbach dell' Università di Strasburgo.

lunedì 1 giugno 2009

GENERALMENTE SONO DI PICCOLA STATURA E DI PELLE SCURA


“Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura.Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane.Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri.Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti.Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci.Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti.Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti.Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro.Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti.Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro .I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali.”

“Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare.Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario.Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell’Italia.
Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più.La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione”.

Ottobre 1912.
Dalla relazione dell’ Ispettorato per l’ immigrazione del Congresso degli Stati Uniti sugli immigrati italiani