La percezione dell'Europa
pre, durante e post crisi in un paese come il Portogallo per il quale
le istituzioni comunitarie sono state un anello determinante per
mettersi alle spalle definitivamente gli anni bui della dittatura.
L'analisi che ne consegue parte inevitabilmente dai moti
rivoluzionari culminati il 25 aprile del 1974 giorno simbolico della
Rivoluzione dei Garofani, con il carico di speranze e aspettative che
l'allora 'paese più povero dell'Europa occidentale' aveva
nell'avvenire e che guardava assieme alla vicina Spagna la Comunità Economica Europea (Cee) come una garanzia di uno sviluppo
economico e sociale. Negli anni successivi se da un lato gli ideali
progressisti della Rivoluzione dei Garofani appassirono piuttosto in
fretta le istituzioni democratiche si consolidarono e nel 1986 il
Portogallo divenne membro effettivo della Cee. L'affermarsi della
democrazia venne accompagnato da una progressiva modernizzazione e
liberalizzazione dell'economia che seppur rimanendo nel complesso
'modesta' rispetto agli altri partner comunitari contribuì al
consolidarsi di un relativo benessere. La voglia di apertura verso il
mondo di una parte della classe economia e politica lusitana ha
portato il Portogallo ad organizzare l'Expo del 1998 che ha acceso i
riflettori del mondo su questo paese ancora sconosciuto ai più dando
il via al turismo che rappresenta tutt'ora un settore vitale e in
espansione dell'economia. Sempre quegli stessi attori economici e
istituzionali vollero a tutti i costi che il Portogallo partecipasse
sin da subito (1999) alla moneta unica europea (Euro) nell'illusione, non
solo portoghese, che la fase espansiva dell'economia fosse duratura e
che l'Euro servisse come scudo finanziario per i paesi con una moneta
considerata 'debole' e con i conti pubblici non perfettamente in
regola rispetto ai parametri fissati nei trattati comunitari. Gli
avvenimenti turbolenti susseguitisi sin dai primi anni 2000
rivelarono la fragilità del progetto e i rischi crescenti che
correvano gli stati soprattutto dell'Europa meridionale
strutturalmente più deboli rispetto a quelli del nord. La grande
recessione cominciata negli Stati Uniti nel 2007 con la crisi dei
debiti Subprime e progressivamente allargatasi a tutto il mondo
occidentale e che, con un effetto domino, diede origine nel 2012 alla
crisi dei debiti sovrani che colpì duramente alcuni paesi dell'area
euro tra i quali il Portogallo i cui governi furono costretti ad
accettare piani di salvataggio finanziario della cosiddetta Troika
per evitare il default finanziario. Il prezzo da pagare è stato
notevole ed e' consistito de facto in una limitazione della
sovranità economico/finanziaria essendo costretti a varare riforme
strutturali della propria economia con effetti recessivi con notevole
impatto nelle dinamiche occupazionali e più in generale negli
standard di vita consolidati negli anni di una parte notevole della
popolazione. I governi portoghesi di allora, prima a guida socialista
con Josè Socrates e successivamente a guida del Partito
Socialdemocratico (in Portogallo di centro destra) con Pedro Passos
Coelho, hanno adottato misure drastiche e strutturali consistenti in
tagli della spesa pubblica, aumento dell'Iva e lotta all'evasione che
hanno suscitato le maggiori proteste sociali dalla fine della
dittatura ma che hanno al contempo fatto del Portogallo una sorta di
'stato modello' per quanto riguarda il rispetto degli accordi presi
con i creditori. Lo stato lusitano è anche l'unico a non essere
apparente toccato da cosiddetti fenomeni 'populisti', non avendo
nell'arco istituzionali partiti di estrema destra o xenofobi, e
nemmeno i partiti anti-euro che sostengono dall'esterno l'attuale
esecutivo Costa destano particolari preoccupazioni. Attualmente il
Portogallo attraversa una fase economica migliore rispetto ad altri
sia in termini di crescita del Pil che a livelli occupazionali, anche
se il tutto va visto in un contesto internazionale con turbolenze
crescenti e con una ripresa economica europea che in realtà ha più
il volto della stagnazione.
Ma tutto questo a che
prezzo? E soprattutto la ripresa attuale rende immune il Portogallo
dai rischi crescenti dell'economia globale? Nel trentesimo
anniversario dell'ingresso del Portogallo in Europa che percezione si
ha delle istituzioni di Bruxelles? Tecnorati arroganti o partner
economico/istituzionali che hanno a cuore la sorte del Portogallo e
dell'intera Ue...
Nessun commento:
Posta un commento