Il vicino di Napoleone e' in vendita in formato cartaceo e in e-book su Amazon
Cosa fareste voi se la persona che più odiate al mondo diventasse il vostro vicino di casa? Il contadino Ubaldo Delle Fave se fosse ancora vivo ve lo saprebbe senz'altro dire. Uomo della terra, dal temperamento fiero e ribelle, nell'anno in cui l'isola d'Elba venne annessa alla Francia (1802) abitava con al famiglia nella valle di San Martino. Ne aveva proprio tanti Ubaldo di motivi per avercela con i francesi, ma soprattutto con il loro sovrano, sì proprio quel Napoleone Bonaparte che considerava a buona ragione come primo responsabile della partenza dei suoi due primogeniti per la guerra contro la Russia, lo stesso che le potenze europee nel 1814 diedero agli elbani come sovrano e che li fece sentire per dieci mesi scarsi, "tutti tranne me" avrebbe sottolineato polemico Ubaldo, più galletti degli stessi francesi ma che poi di punto in bianco se ne andò via lasciando qualche strada rifatta e poco più. Tutto si sarebbe aspettato Ubaldo nella vita meno di veder approdare nella propria terra il suo grande nemico e per pura coincidenza del destino ritrovarselo a poche decine di metri da casa sua, in quella valle di San Martino dove il grande corso decise di costruirvi la propria residenza di campagna.
Blog personale di Alessandro Allori, un italiano a Lisbona. Organizzo escursioni e visite guidate della città e dei paraggi in italiano. Non lavorando per grandi compagnie voglio farvela conoscere per come la vedono i miei occhi. Una Lisbona oltre la retorica.
venerdì 29 aprile 2016
giovedì 28 aprile 2016
martedì 19 aprile 2016
30 anni dall'adesione del Portogallo alla Cee - le speranze di allora, delusioni di oggi e il prezzo alto da pagare per il futuro
La percezione dell'Europa
pre, durante e post crisi in un paese come il Portogallo per il quale
le istituzioni comunitarie sono state un anello determinante per
mettersi alle spalle definitivamente gli anni bui della dittatura.
L'analisi che ne consegue parte inevitabilmente dai moti
rivoluzionari culminati il 25 aprile del 1974 giorno simbolico della
Rivoluzione dei Garofani, con il carico di speranze e aspettative che
l'allora 'paese più povero dell'Europa occidentale' aveva
nell'avvenire e che guardava assieme alla vicina Spagna la Comunità Economica Europea (Cee) come una garanzia di uno sviluppo
economico e sociale. Negli anni successivi se da un lato gli ideali
progressisti della Rivoluzione dei Garofani appassirono piuttosto in
fretta le istituzioni democratiche si consolidarono e nel 1986 il
Portogallo divenne membro effettivo della Cee. L'affermarsi della
democrazia venne accompagnato da una progressiva modernizzazione e
liberalizzazione dell'economia che seppur rimanendo nel complesso
'modesta' rispetto agli altri partner comunitari contribuì al
consolidarsi di un relativo benessere. La voglia di apertura verso il
mondo di una parte della classe economia e politica lusitana ha
portato il Portogallo ad organizzare l'Expo del 1998 che ha acceso i
riflettori del mondo su questo paese ancora sconosciuto ai più dando
il via al turismo che rappresenta tutt'ora un settore vitale e in
espansione dell'economia. Sempre quegli stessi attori economici e
istituzionali vollero a tutti i costi che il Portogallo partecipasse
sin da subito (1999) alla moneta unica europea (Euro) nell'illusione, non
solo portoghese, che la fase espansiva dell'economia fosse duratura e
che l'Euro servisse come scudo finanziario per i paesi con una moneta
considerata 'debole' e con i conti pubblici non perfettamente in
regola rispetto ai parametri fissati nei trattati comunitari. Gli
avvenimenti turbolenti susseguitisi sin dai primi anni 2000
rivelarono la fragilità del progetto e i rischi crescenti che
correvano gli stati soprattutto dell'Europa meridionale
strutturalmente più deboli rispetto a quelli del nord. La grande
recessione cominciata negli Stati Uniti nel 2007 con la crisi dei
debiti Subprime e progressivamente allargatasi a tutto il mondo
occidentale e che, con un effetto domino, diede origine nel 2012 alla
crisi dei debiti sovrani che colpì duramente alcuni paesi dell'area
euro tra i quali il Portogallo i cui governi furono costretti ad
accettare piani di salvataggio finanziario della cosiddetta Troika
per evitare il default finanziario. Il prezzo da pagare è stato
notevole ed e' consistito de facto in una limitazione della
sovranità economico/finanziaria essendo costretti a varare riforme
strutturali della propria economia con effetti recessivi con notevole
impatto nelle dinamiche occupazionali e più in generale negli
standard di vita consolidati negli anni di una parte notevole della
popolazione. I governi portoghesi di allora, prima a guida socialista
con Josè Socrates e successivamente a guida del Partito
Socialdemocratico (in Portogallo di centro destra) con Pedro Passos
Coelho, hanno adottato misure drastiche e strutturali consistenti in
tagli della spesa pubblica, aumento dell'Iva e lotta all'evasione che
hanno suscitato le maggiori proteste sociali dalla fine della
dittatura ma che hanno al contempo fatto del Portogallo una sorta di
'stato modello' per quanto riguarda il rispetto degli accordi presi
con i creditori. Lo stato lusitano è anche l'unico a non essere
apparente toccato da cosiddetti fenomeni 'populisti', non avendo
nell'arco istituzionali partiti di estrema destra o xenofobi, e
nemmeno i partiti anti-euro che sostengono dall'esterno l'attuale
esecutivo Costa destano particolari preoccupazioni. Attualmente il
Portogallo attraversa una fase economica migliore rispetto ad altri
sia in termini di crescita del Pil che a livelli occupazionali, anche
se il tutto va visto in un contesto internazionale con turbolenze
crescenti e con una ripresa economica europea che in realtà ha più
il volto della stagnazione.
Ma tutto questo a che
prezzo? E soprattutto la ripresa attuale rende immune il Portogallo
dai rischi crescenti dell'economia globale? Nel trentesimo
anniversario dell'ingresso del Portogallo in Europa che percezione si
ha delle istituzioni di Bruxelles? Tecnorati arroganti o partner
economico/istituzionali che hanno a cuore la sorte del Portogallo e
dell'intera Ue...
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30 anni,
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Cee,
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Portogallo
martedì 12 aprile 2016
Daniela Crespi e l'affascinante tecnica dell'incisione
“L’incisione non e’ solo una tecnica artistica affascinante, è una sorta di alchimia in cui a un certo punto del processo la materia sembra prender vita e il risultato finale non è quasi mai quello che avevi in testa all’inizio, hai come la sensazione di vedere qualcosa di vivo che prende forma e diventa reale”. Con queste parole l’artista torinese Daniela Crespi cerca di spiegare la sua arte, quella stessa passione che l’ha spinta nel 2008 a trasferirsi da Torino a Lisbona prima per ragioni di studio e poi per lavorare e vivere.
Daniela e’ una delle protagoniste del documentario Lisbon storie (maggiori info le trovate qui) di Daniele Coltrinari , Luca Onesti e Massimiliano Rossi che sara’ presentato alla nona edizione di 8 ½ Festa do Cinema Italiano presso lo storico Cinema São Jorge di Lisbona.
Parlaci del tuo percorso artistico e di come sei approdata a Lisbona
Ho studiato scultura e incisione all’Accademia Albertina delle Belle arti di Torino, proprio durante i miei studi scelsi dietro consiglio di un mio amico di fare l’Erasmus a Lisbona. Ero affascinata dalla lingua anche se non conoscevo niente del Portogallo. L’idea era quella di stare più tempo da queste parti per cercare di conoscere meglio la cultura, non volevo fare la classica studentessa straniera all’estero per capirci.
Conobbi un ragazzo che lavorava nello studio dello scultore Francisco Simoes, artista di cui divenni allieva e che considero ancora oggi il mio mestre (maestro), una persona con cui ho instaurato un rapporto che considero paterno e reverenziale. Mi ha permesso di maturare artisticamente e di imparare a fare il gesso come si deve.
Raccontaci questa tecnica e del perché ti affascina tanto?
L’incisione e’ nata quasi in contemporanea con la carta. E’ una tecnica di stampa che assieme alla tipografica riproduce immagini ma anche scritti, è una tecnica incredibile, una sorta di alchimia il cui risultato dipende da tanti fattori. Si parte da un disegno su una lastra che poi attraverso diversi passaggi si trasforma e prende forma, dandoti la sensazione in certi istanti di essere “vivo” e per questo non sai mai veramente quale sarà il risultato finale.
Lisbona ti ha dato la possibilità di esprimere la tua arte, ma nel complesso come vivi la realtà portoghese. Parlaci dei pro e dei contro
Come ti ho detto l’incisione è il primo motivo per cui continuo a vivere qui. Per il resto è un posto in cui riesci ad avere momenti positivi e a fare tante cose gratificanti avendo la tua indipendenza. Il contro di questi ultimi anni è stato l’aumento del costo della vita non proporzionato agli stipendi, quando sono arrivata facevo un part time e vivevo abbastanza bene, ora con un full time posso permettermi qualche cena e poco più.
La mentalità portoghese nel lavorare è molto diversa dalla nostra, un difetto che hanno è che sono molto lenti e a volte si lamentano per lamentarsi, invece dovrebbero essere più reattivi verso quello che gli viene imposto dall’esterno.
Consiglieresti agli italiani di visitare il Portogallo? Secondo te cosa dovrebbero fare i portoghesi per far conoscere maggiormente il loro paese?
E’ un paese bellissimo da visitare, anche perché è poco conosciuto. In generale dovrebbero pubblicizzare meglio la loro cultura e non pensare solo a costruire alberghi su alberghi, come sta succedendo ultimamente a Lisbona. I portoghesi secondo me, poi, hanno un senso di inferiorità verso l’esterno ingiustificato. Dovrebbero prendere coscienza dell’importanza della loro storia e della loro cultura e magari preoccuparsi di comunicarlo meglio all’estero.
Maggiori info su Daniela Crespi le trovate qui:
tatadany@hotmail.com
venerdì 8 aprile 2016
Mick Mengucci un mix musicale adrenalinico e travolgente nella notte lisboeta
Trovare vita e ispirazione in questa Lisbona dove guardando in direzione dell’oceano e’ possibile sognare, andando oltre, verso terre lontane ma paradossalmente così vicine e comunicanti. E’ questo l’incipit culturale di Mick Mengucci musicista e cantante riminese residente da tempo in terra lusitana. La sua musica e’ un mix adrenalinico e travolgente tra ritmi brasiliani, capoverdiani e angolani non scordando le sue origini jazz e italiane. Una contaminazione musicale che quasi ogni sera Mick porta nei locali lisboeti, quelli “veri’ o almeno quelli che provano a resistere all’orda globale della musica mordi e fuggi. Una sorta di precursore della recente immigrazione italiana in questa terra di frontiera, difatti Mick e’ uno dei protagonisti del film documentario Lisbon storie (maggior informazioni le trovate qui) di Daniele Coltrinari , Luca Onesti e Massimiliano Rossi che sara’ presentato alla nona edizione di 8 ½ Festa do Cinema Italiano il festival internazionale del cinema italiano di Lisbona.
Raccontaci come sei arrivato a Lisbona e soprattutto perché ci sei rimasto?
La prima volta che sono arrivato in Portogallo e’ stato nel ’96 per circa due mesi, poi definitivamente dal ’98 per motivi di studio frequentando un master in geo sistemi e in seguito avendo ottenuto una borsa di dottorato in image processing.
I primi tempi a dir la verità ho pensato a divertirmi e a cercare di capire il posto e la sua cultura. A Bologna già da prima suonavo musica jazz e brasiliana, a Lisbona ho trovato un ambiente multiculturale vivo e puro attraverso il quale mi sono evoluto aprendomi alla musica di Capo Verde e dell’Angola. Ho cercato di mettere a frutto le mie esperienze passate arricchendole con gli stili musicali provenienti da quel mondo che una piccola terra come il Portogallo che in passato ha colonizzato ma che ora, come uno scherzo della storia, torna indietro, per certi versi, con una cultura propria vitale e affascinante.
Prova a descrivere la musica di Capo Verde e dell’Angola a persone che non la conoscono…
Capo Verde e’ un arcipelago creolo, la musica creola è un po’ una cugina della musica brasiliana, al suo interno ci sono ritmi di tutte le culture lusitane, quindi portoghesi, africane e brasiliane. Mentre la musica angolana pur provenendo dallo stesso mondo, ha un ritmo decisamente più incazzato e puramente nero.
Come hai visto cambiare Lisbona in questi 20 anni?
La città e’ cambiata molto, con il tempo si e’ internazionalizzata aprendosi finalmente al mondo. L’Expo del ’98 e’ stato determinante per questo cambiamento, si e’ trattato proprio di una vera botta di vita, i lisboeti stessi sono più aperti di prima e più sociali nonostante il carattere tendenzialmente riservato che li caratterizza. Quello che pero’ mi colpì di Lisbona venti anni fa era il fatto che non sembrava affatto una capitale ma una sorta di paesone, questo gli dava un tono umano e rilassato. Ora si e’ più europeizzata, termine che porta con se concetti sia positivi che negativi, sicuramente è più pulita e meno decadente di prima anche se rischia di perdere un po’ di genuinità. Quello che mi piace di qui è il fatto che la gente è più semplice e vive in maniera meno stressata che da noi.
Descrivici in poche parole i portoghesi..
Vivono nel paradosso di essere nati in un posto ai margini dei grandi interessi mondiali ma nonostante tutto credono di essere al centro del mondo.
Cosa fai attualmente? I tuoi progetti futuri?
Che dire, suono spesso la notte nei locali di Lisbona, talvolta da solo altre volte con altri musicisti. Da tre anni sto cercando di dedicarmi alle istallazioni multimediali cercando di unire le mie competenze tecniche con quelle artistiche. Sto coordinando un progetto che si chiama LABIO che si basa su esperienze di interazione tra diverse forme di arte e tecnologia, uno spazio dove si possa praticare l’arte della parola unendola con altre forme artistiche.
Biografia: Mick Mengucci classe 69, e’ un musicista italo/svedese residente in Portogallo a Lisbona. Ingegnere minerario con un dottorato in processi dell’immagine. E’ un compositore, cantante, chitarrista e percussionista specializzato in musica brasiliana, africana, jazz e musica italiana. Inoltre si occupa di programmazione multimediale per performance e installazioni artistiche. Fondatore e coordinatore del progetto LABIO con il quale organizza Slam Poetry.
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